La Chiesa dell’Addolorata fa parte dell’antico complesso conventuale di San Francesco di Paola che costruito tra il 1632 ed il 1649
su disposizioni testamentarie di Don Domenico Ottaviano D’Urso, si affaccia sull’antica Piazza Maggiore, detta ‘la Croce” oggi Piazza Umberto I. Il Cenobio, retto dai Padri Minimi fino al 1674, passò dapprima all’Ordine dei Servi di Maria e, nel 1808, a seguito delle leggi murattiane, fu soppresso per diventare sede delle Carceri del Mandamento di San Cipriano (1814). Nel 1998 dalla gestione diretta del Ministero dell’Interno divenne patrimonio del Comune di San Cipriano Picentino. Sulla facciata è installato l’Orologio Pubblico, costruito nel 1875 su commissione della Giunta Municipale da Milziade Nastri “artefice di Lancusi”, “meccanico di precisione e fabbrica di orologi pubblici”. Si tratt
a di un tipico orologio da torre, perfettamente funzionante ancora con gli ingranaggi originali e caricato a mano ogni ventiquattro ore, composto da un sistema di tre parti: la macchina (organo motore – treno e scappamento), la suoneria e il quadrante. Mentre la prima è conservata nella cosiddetta “sala dell’orologio” situata al primo piano dell’ex convento, le ultime due sono ben visibili dall’esterno, poiché installate l’una sul tetto
dell’edificio e l’altro, un disco di marmo di Carrara e lancette bronzee, in corrispondenza dell’ingresso principale della struttura. La suoneria, in particolare, è formata da un alto telaio in ferro battuto con due campane che scandiscono i rintocchi delle ore e dei quarti, installato sul piccolo campanile della chiesa conventuale. La macchina “una ossatura, ossia un rettangolo di ferro lungo un metro e trenta centimetri e largo once quarantacinque sopra il quale mediante dei cuscinetti di ottone montati a vite vengono consiganti tutti i pezzi”, è costruita sul modello francese “Lepanse e Vaguer di Parigi” con una autonomia di trenta ore. La Chiesa, un tempo dedicata a San Francesco di Paola, assunse il titolo di Maria SS.ma Addolorata nel 1674 con l’arrivo dei Servi di Maria che, ampliando il Convento, provvidero anche ad abbellirla di marmi, stucchi ed affreschi entro la prima metà del XVIII secolo. Di questi restauri ne è testimonianza la stampa celebrativa del 1899, commissionata, insieme al pavimento marmoreo, dal Rettore Amato Maria Cioffi. All’epoca, oltre all’altare maggiore in pregevole scagliola policroma del 1727 (recentemente attribuito all’artista salernitano Gennaro Mannelli), erano presenti cappelle gentilizie appartenenti alla Famiglia Mele (con altare dedicato a Santa Caterina d’Alessandria), alla Famiglia Marotta (con altare dedicato a San Vincenzo Ferreri) e alla Famiglia Tisi (con altare dedicato
all’Immacolata).